La prima infanzia rappresenta un periodo unico e irripetibile, mentre il corpo si adatta all’ambiente extrauterino la mente inizia a formarsi sulla base delle esperienze e dell’interazione con l’ambiente esterno. È il periodo di massima plasticità, quello in cui si edificano le basi per l’età adulta, ma soprattutto “in questo momento è possibile individuare i precursori delle funzioni superiori, siano esse cognitive, comunicative, sociali e, per dirlo in un’unica parola, adattive. È possibile individuare anche i segnali di rischio per i disturbi del neurosviluppo, così come i predittori delle traiettorie evolutive individuali”. Lo spiega Elena Vanadia, neuropsichiatra infantile e responsabile medico del servizio di Diagnosi e Valutazione dell’Istituto di Ortofonologia (IdO).
“Osservare il comportamento del neonato e del bambino piccolo dalla regolazione dei bioritmi, come il sonno e l’alimentazione, alla disposizione temperamentale, dal suo movimento al modo di relazionarsi, dalla iniziativa e propositività alla responsività all’ambiente- continua Vanadia- significa poter cogliere quegli aspetti che in questa fase consentono di fornire al bambino l’ambiente migliore per il suo sviluppo”. Individuare una vulnerabilità non significa necessariamente “clinicizzare o anticipare la diagnosi, ma prevenire futuri disagi o disturbi. Vuol dire ridurre l’incidenza e l’impatto di precoci deviazioni dello sviluppo ed evitare che una vulnerabilità si trasformi in una vera e propria fragilità: quella condizione nella quale un bambino, un ragazzo o un adulto, risulterà eccessivamente esposto e di conseguenza frangibile rispetto agli eventi della vita”.
La neuropsichiatra entro nel merito della scheda di screening e monitoraggio neuroevolutivo sviluppata dall’IdO: “È dedicata alla fascia di età 0-24 mesi e, come tutti gli strumenti di screening, è pensata per offrire i mezzi per intervenire una volta individuata la vulnerabilità o in alcuni casi la patologia. È definita di monitoraggio- ricorda ancora Vanadia- perché avendo una scheda per ogni fascia di età, è possibile ripeterla al bambino che sta crescendo e monitorare così la sua traiettoria. Questo ancor di più per quei bambini in cui già dai primi mesi di vita verranno evidenziate delle vulnerabilità o delle vere e proprie alterazioni in una o più aree dello sviluppo”. Chiaramente la scheda è uno strumento “a supporto del pediatra- conclude la neuropsichiatra dell’IdO- e dà la possibilità agli specialisti di interagire tra loro. Noi crediamo realmente che questa sia la strategia vincente per aiutare i bambini e le loro famiglie”.